di Prof. Giuseppe Siano (Università di Salerno) (1998)

Mauro Bellucci si muove in una poetica dove l’esperienza informale è il punto iniziale di riferimento insieme alla problematica figura/sfondo ed alla meditazione tra il formale e l’emozionale.

Astrazione e concretismo, – tematica cara a tanti artisti dell’avanguardia romana fin dagli anni quaranta – infatti, sono gli elementi dei suoi movimenti formativi.

Con una rutilanza di tinte Mauro aggredisce la superficie da dipingere, iscrivendo nelle masse di colore le forme delle rappresentazioni con invasioni e sovrapposizioni. Nonostante il tentativo di appiattimento sullo sfondo le masse di colore si rigenerano in forme (dall’informale) e gli arruffi grafici o le sferzate di colore appaiono come attraversamenti dromici di una realtà emozionale.

Questa realtà appare fondata sul quantum energetico della luce, in essa si perde la consistenza rappresentativa, che diventa relazione ed attraversamento veloce di un ambiente. L’evanescenza magmatica e l’attraversamento figurativi servono a Mauro proprio per poter disseminare lo spazio di mappe autologiche impressive ed espressive con segno sintetico e veloce di un’accensione fluttuante delle forme.